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Very important PET!
Per la prima volta un saggio storico completo esplora il complesso e, spesso, singolare rapporto che ha legato i più potenti sovrani della Storia ai loro amici a quattro zampe, cani e gatti e non solo. Il volume “VIP - Very Important Pet” di Enrico Ercole, edito da Rossini Editore (211 pagine, 19.99 euro).
Dalla Regina Vittoria, la più cinofila di tutte le sovrane, che volle un canile per ogni castello, a Federico II di Prussia, che lasciò ordine di essere sepolto a fianco degli amati levrieri e dell’inseparabile Biche; dalla Principessa Sissi, che amava terrorizzare tutti con i suoi possenti cagnoni, ai Pontefici irriducibili “gattari”, fino a quel cane anonimo che nell’antichità nordica venne addirittura incoronato re in Danimarca, oppure al petulante carlino che metteva al posto suo il grande Napoleone a suon di morsi sui polpacci, passando per Caterina di Russia, Ludovico Gonzaga, Re Sole, Carlo I e Carlo II d’Inghilterra (entrambi letteralmente ossessionati da cagnetti che ancora oggi portano il loro nome, i King Charles Spaniel) e naturalmente la regina Elisabetta che ha fatto dei suoi corgi dei veri e propri divi a cui sono stati dedicati documentari e perfino una serie a cartoni animati. E non ultima la regina Camilla, che per la cerimonia di incoronazione si è fatta ricamare in oro sull’abito i suoi due Jack Russell.
Cani fedelissimi, compagni fino al passo estremo, come nel caso di Maria Stuarda, che portò con sé il suo cagnetto fin sul patibolo, oppure come quel povero cagnolino che condivise coi suoi padroni, i potentissimi Romanov, Zar di tutte le Russie, la terribile sorte morendo fucilato con la famiglia imperiale e i cui resti, venuti alla luce quasi un secolo dopo, hanno permesso di ricostruire con esattezza uno dei grandi misteri della Storia.
E se il sovrano perde il suo cucciolo adorato, allora si assiste a vere e proprie opere di devozione: Carlo VI di Francia si fa confezionare guanti con la pelle del suo insostituibile levriero e Pietro il Grande, padre del grande impero russo, impaglia i suoi cuccioli per tenerli sempre con sé (oggi esposti in un museo). Ma anche storie a lieto fine, come quella di quel soldataccio di Ludovico Gonzaga, marchese di Mantova, che fa battere palmo a palmo il suo feudo affinché si ritrovi l’amato Rubino, splendido cane che si è meritato perfino l’onore di essere ritratto dal Mantegna. E ancora i viziatissimi carlini di Maria Antonietta o Madame de Pompadour, il sofisticato gatto persiano bianco di Luigi XV a cui i cortigiani dovevano inchinarsi, i mici del cardinale Richelieu, i cagnetti che Enrico III di Francia teneva amorevolmente in una cesta portata appesa al suo collo con ricchi nastri, fino agli imperatori della lontana Cina che dalla Città Proibita trafficavano cagnetti di alto rango con l’Occidente. E commuove davvero quella foto in bianco e nero che mostra il piccolo Cesar, il cagnolino amatissimo di re Edoardo VII d’Inghilterra, seguire il feretro di quello che un paese intero piangeva come sovrano ma che per lui non era altro che il suo baffuto padrone. Cani per terrorizzare: li usavano i Visconti a Milano, il cui palazzo venne chiamano “Ca’ di can”, costringendo la popolazione a prendersene cura sfamandoli.
Ma c’è spazio anche per una giraffa regalata a Carlo X di Francia diventata famosa come una diva e per un grosso elefante morto di stento tra i saloni di Versailles. Insomma, un viaggio nelle pieghe della Storia alla scoperta di un aspetto assai poco conosciuto, ma utilissimo per comprendere a fondo la personalità di personaggi che troppo spesso conosciamo solo per la portata storica delle loro azioni. Un modo come un altro per fare le pulci alla Storia.
Il volume è diviso in capitoli dedicati alle diverse dinastie con alcuni capitoli speciali dedicati a sovrani che hanno avuto un rapporto particolarmente complesso con i loro cani e gatti.
Dalla Regina Vittoria, la più cinofila di tutte le sovrane, che volle un canile per ogni castello, a Federico II di Prussia, che lasciò ordine di essere sepolto a fianco degli amati levrieri e dell’inseparabile Biche; dalla Principessa Sissi, che amava terrorizzare tutti con i suoi possenti cagnoni, ai Pontefici irriducibili “gattari”, fino a quel cane anonimo che nell’antichità nordica venne addirittura incoronato re in Danimarca, oppure al petulante carlino che metteva al posto suo il grande Napoleone a suon di morsi sui polpacci, passando per Caterina di Russia, Ludovico Gonzaga, Re Sole, Carlo I e Carlo II d’Inghilterra (entrambi letteralmente ossessionati da cagnetti che ancora oggi portano il loro nome, i King Charles Spaniel) e naturalmente la regina Elisabetta che ha fatto dei suoi corgi dei veri e propri divi a cui sono stati dedicati documentari e perfino una serie a cartoni animati. E non ultima la regina Camilla, che per la cerimonia di incoronazione si è fatta ricamare in oro sull’abito i suoi due Jack Russell.
Cani fedelissimi, compagni fino al passo estremo, come nel caso di Maria Stuarda, che portò con sé il suo cagnetto fin sul patibolo, oppure come quel povero cagnolino che condivise coi suoi padroni, i potentissimi Romanov, Zar di tutte le Russie, la terribile sorte morendo fucilato con la famiglia imperiale e i cui resti, venuti alla luce quasi un secolo dopo, hanno permesso di ricostruire con esattezza uno dei grandi misteri della Storia.
E se il sovrano perde il suo cucciolo adorato, allora si assiste a vere e proprie opere di devozione: Carlo VI di Francia si fa confezionare guanti con la pelle del suo insostituibile levriero e Pietro il Grande, padre del grande impero russo, impaglia i suoi cuccioli per tenerli sempre con sé (oggi esposti in un museo). Ma anche storie a lieto fine, come quella di quel soldataccio di Ludovico Gonzaga, marchese di Mantova, che fa battere palmo a palmo il suo feudo affinché si ritrovi l’amato Rubino, splendido cane che si è meritato perfino l’onore di essere ritratto dal Mantegna. E ancora i viziatissimi carlini di Maria Antonietta o Madame de Pompadour, il sofisticato gatto persiano bianco di Luigi XV a cui i cortigiani dovevano inchinarsi, i mici del cardinale Richelieu, i cagnetti che Enrico III di Francia teneva amorevolmente in una cesta portata appesa al suo collo con ricchi nastri, fino agli imperatori della lontana Cina che dalla Città Proibita trafficavano cagnetti di alto rango con l’Occidente. E commuove davvero quella foto in bianco e nero che mostra il piccolo Cesar, il cagnolino amatissimo di re Edoardo VII d’Inghilterra, seguire il feretro di quello che un paese intero piangeva come sovrano ma che per lui non era altro che il suo baffuto padrone. Cani per terrorizzare: li usavano i Visconti a Milano, il cui palazzo venne chiamano “Ca’ di can”, costringendo la popolazione a prendersene cura sfamandoli.
Ma c’è spazio anche per una giraffa regalata a Carlo X di Francia diventata famosa come una diva e per un grosso elefante morto di stento tra i saloni di Versailles. Insomma, un viaggio nelle pieghe della Storia alla scoperta di un aspetto assai poco conosciuto, ma utilissimo per comprendere a fondo la personalità di personaggi che troppo spesso conosciamo solo per la portata storica delle loro azioni. Un modo come un altro per fare le pulci alla Storia.
Il volume è diviso in capitoli dedicati alle diverse dinastie con alcuni capitoli speciali dedicati a sovrani che hanno avuto un rapporto particolarmente complesso con i loro cani e gatti.
Il libro descrive il legame fortissimo che ha portato uomini e donne di potere, re e regine, papi e cardinali, a scendere a patti con cani e gatti diventati veri e propri confidenti, quasi consiglieri, con onori e privilegi negati perfino ai più altolocati cortigiani o parenti.
prevendita su: https://santellionline.it/products/v-i-p-very-important-pet?_pos=1&_sid=021b6f8cf&_ss=r